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Inventario di settembre. “Niente paura, cadono solo le foglie”

A proposito di settembre, Pia Pera ha scritto che:

«… in natura le cose scompaiono per poi tornare e di nuovo scomparire, in un ciclo infinito e mai del tutto identico. Alla caduta delle foglie si può assistere con serenità non turbata dalla paura di non vederle tornare.»

[Pia Pera, Apprendista di felicità, Ponte alle Grazie, 2019, p. 82]

Pia Pera è stata una scrittrice, una slavista e una traduttrice morta troppo giovane (1956-2016) che ha scritto libri bellissimi di cui io mi sono innamorata troppo tardi – volentieri sarei andata a trovarla nel suo giardino. Pia, lucchese, aveva lasciato Milano per andare a vivere in campagna nel podere di famiglia, a Tereglio. Dal 2006 fino alla morte, curò una rubrica mensile per la rivista «Gardenia». La rubrica si chiamava “Apprendista di felicità” e, di mese in mese, raccontava esperienze, incontri ed emozioni in giardino.

La citazione con cui ho scelto di iniziare il mio inventario di settembre risale alla sua rubrica di settembre 2009, il cui titolo era: “Niente paura, cadono solo le foglie”. Si può leggere nel volume che, provvidenzialmente, le ha raccolte tutte: Pia Pera, Apprendista di felicità. Una vita in giardino, a cura di Emanuela Rosa-Clot, Ponte alle Grazie, 2019.

Avevo annotato questo spunto all’inizio del mese, prima che nelle Marche cadessero, oltre alle foglie, numerosi e rovinosi millimetri di pioggia. Mi sono chiesta, quindi, se la scelta del titolo non fosse inopportuna. Mi sono risposta che no, per la natura leggera e rincuorante di sfogliatine.blog.

Ecco il mio inventario di settembre.

Indice

  1. Libri
  2. Un film
  3. Una canzone
  4. Un posto bello
  5. Oggetti prediletti
  6. Piccoli rituali domestici
  7. Una ricetta
  8. Curiosità
  9. La parola del mese
  10. Cose da ricordare

1. Libri

In quanto a letture, questo è stato un mese più felice di agosto.

sara fruner, la notte del bene

Sara Fruner, La notte del bene

[Bollati Boringhieri, 2022, pp. 396]

Un romanzo inaspettato.

Ettore Festi ed Elena Reinkopf si innamorano, si sposano e hanno un figlio. Il terzo di questi eventi si rivela meno esaltante dei primi due: il piccolo Enea arriva presto, prima che la coppia riesca a nutrirne il desiderio. L’esperienza della genitorialità, prematura e imprevista, è al centro della narrazione.

In ogni narrazione, comunque, io mi affeziono spesso ai personaggi secondari e Andrea Balti, l’amico di Ettore, è formidabile.

«Vedi Festi, non puoi avere questo e quello. Puoi avere questo o quello. È lì, il segreto. Questo o quello. Pensare che tutto il mondo, non solo tu, si perde dentro una vocale e passa la vita a dannarsi l’anima, mi fa così incazzare…»

[p. 171]

truman capote, a sangue freddo

Truman Capote, A sangue freddo

[titolo originale: In Cold Blood, 1965, traduzione dall’inglese di Alberto Rollo, prefazione di Andrea Vitali, Garzanti, pp. 416]

Chi ha voluto bene a libri come La città dei vivi di Nicola Lagioia (Einaudi, 2020) o L’avversario di Emmanuel Carrère (traduzione di Eliana Vicari Fabris, Adelphi, 2013) troverà in Truman Capote uno dei primi maestri del genere, quel curioso ibrido letterario che è il giornalismo narrativo, la narrativa non-fiction, il romanzo-verità, il romanzo-reportage, o come diamine lo si voglia chiamare.

Holcomb, Kansas, 15 novembre 1959: l’assassinio della famiglia Clutter. Truman Capote ricostruisce i fatti, le indagini e il processo che porta all’esecuzione dei colpevoli, Perry Smith e Dick Hickcock. Il «New Yorker» pubblica il reportage a puntate nel 1965, poi il reportage diventa il volume che oggi conosciamo.

Capote sta fra le righe, tra un fatto e l’altro, sempre. Amo gli scrittori americani (e i loro traduttori italiani).

«Duntz si piegò in avanti. È un peso massimo con la sciolta agilità di un welter, ma le palpebre gli cadono sugli occhi pigri. Parla tutto strascicato, e ciascuna parola accede con riluttanza alle labbra, con un accento da bovaro, strascicata.»

[p. 265]

milo de angelis, ritorno

Milo De Angelis, Ritorno

[Vallecchi, 2022, pp. 80]

Un tema che mi è carissimo. Il ritorno è la forma estrema di conoscenza e di riconoscenza verso i luoghi che abbiamo abitato e amato, nei quali sta scritta la profezia che ci riguarda. Un libricino-gioiello, un breve e amabile saggio, una gita nella letteratura della mia prima formazione: il mito di Odisseo, e poi Foscolo, Leopardi, Pascoli, Kavafis, Campana, fino all’immancabile Pavese.

«Solo nel ritorno si attua la nostra attesa più urgente: sapere cosa ci è veramente accaduto, cosa è accaduto dietro le quinte, nel fondo assoluto e misterioso che sostiene la nostra esperienza.»

[p. 6]

grace paley, volevo scrivere una poesia

Grace Paley, Volevo scrivere una poesia, invece ho fatto una torta

[traduzione di Paolo Cognetti e Isabella Zani, SUR, 2022, pp. 130, testo a fronte]

41 poesie che erano in buona parte rimaste inedite in Italia e che Grace Paley – autrice di racconti sempre e di romanzi mai – scrisse mentre viveva i suoi ultimi anni nella campagna del Vermont. Piccoli dialoghi domestici, bambini che diventano adulti, adulti che diventano anziani, i ruoli di genere e il femminismo, la famiglia, il rapporto con la natura.

Paolo Cognetti, lo scrittore italiano che amo perché ama i boschi, ha curato la bella prefazione a questa raccolta di poesie (se ne può leggere un estratto su Repubblica), «Poesie di una donna appassionata, coraggiosa, combattiva, ironica, generosa, innamorata» (p. 11).

Le mie tre: “House: Some Instructions”, “Here”, “Walking in the Woods”.


una stanza tutta per me

Serena Ballista e Chiara Carrer, Una stanza tutta per me

[Settenove, 2017, pp. 32]

Una storia bellissima per bambine e bambini, scritta Serena Ballista e illustrata da Chiara Carrer, ispirata a Una stanza tutta per sé di nostra signora Virginia Woolf.

Da sfogliare lentamente, una pagina all’ora, e meravigliarsi di tutto.

2. Un film

Giulia di Ciro De Caro (2021)

Sulla fatica di stare al mondo. In gioventù e a Roma d’estate, poi, di più. Bravissima Rosa Palasciano.

3. Una canzone

Lisa Germano, From A Shell

Quel cantautorato intimista, tutto femminile, che mi fa tornare in mente i miei anni ’90. Ogni tanto sento il bisogno di andare a rimetterci le mani.

4. Un posto bello

The Tiny Club: l’America degli anni ’20 ad Ascoli Piceno

Stati Uniti, 1920: il Volstead Act e il XVIII emendamento vietano di produrre, importare, vendere e consumare ogni tipo di alcolico. Bere è illegale, fine della faccenda. Il senatore Andrew Volstead, all’entrata in vigore della legge di cui è fiero promotore, dichiara: «I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti. Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno. Le porte dell’inferno si sono chiuse per sempre».

Il senatore Volstead non fa in tempo a chiudere la porta dell’inferno, che si apre il portone degli speakeasy: club segreti dove vendere e bere alcol illegalmente e in santissima pace. Gli speakeasy, nemmeno a dirlo, si moltiplicano con ebbra gioia, nascosti nei retrobottega dei locali più improbabili, dalle macellerie al barbiere, fino anche ad abitazioni private. Qualunque posto al riparo va bene, purché si faccia attenzione a parlare piano (“Speak easy”).

Gli speakeasy esistono ancora oggi che non ce ne sarebbe bisogno. Ma, d’altra parte, di molte cose che ci sono non ci sarebbe bisogno. Prediligo, dunque, tutto il piacevole superfluo di uno speakeasy: cocktail di pregio, riservatezza e buongusto, arredi e musica anni ’20, luci basse, un bartender che sa il mestiere suo. Un po’ Grande Gatsby.

Tutto questo, io l’ho scoperto grazie alla mia amica Mara, che mi ha portato in uno speakeasy ad Ascoli Piceno: The Tiny Club. Se ne può parlare: tanto entrate solo se lo decide il proprietario.

5. Oggetti prediletti

Pegboard: piccolo spazio di felicità organizzata

Settembre è stato un mese difficile rispetto al lavoro, come per tante persone: le attività da ricominciare, l’agenda da riavvicinare, la routine con cui fare i conti, progetti e clienti irriducibili, e una fiacca mia che non mi aspettavo dopo un’estate ricca di riposo che credevo mi avesse ritemprato.

In cerca di stimoli e coraggio per riorganizzare la mia scrivania e lo spazio di lavoro (e quindi il mio spazio mentale), ho accolto alcuni suggerimenti trovati in un video di Nadia Panato rivolto soprattutto ai freelance che, come me, lavorano in casa e hanno una stanza dedicata. Il video è un breve intervento dal titolo “Piccoli spazi di felicità” realizzato per Freelancecamp Italia.

Di solito, quando mi entusiasmo per qualcosa, subito dopo trovo qualcosa da comprare, e io ho comprato una pegboard Ikea. È una tavola forata che si usa come pannello portaoggetti fissato alla parete. Si può anche fabbricare alla meglio con materiali di recupero, se uno se la cava con il Fai-da-te (io poco).

Non ho risolto i miei dilemmi lavorativi, ma la quotidianità è migliorata parecchio. La mia scrivania è più ordinata, più spaziosa, più pulita. La parete di fronte a me è più allegra, attiva, parlante.

6. Piccoli rituali domestici

Fare muffin per la colazione

Alle mandorle, al cocco, al limone. Sfornare muffin per la colazione è stato il mio piccolo rito domestico di settembre. Muffin per tutte e tutti: amici, famigliari, conoscenti, piccoli e grandi.

C’è chi dice “Ti voglio bene” e chi fa da mangiare agli altri.

7. Una ricetta

Cheesecake di ricotta e fichi con noci caramellate

Settembre, mese di fichi. Solo quelli zuccherini dalla buccia verde chiaro del nostro albero generoso, vicino alla casa della mia famiglia: mio padre passa la seconda metà dell’estate in cima a una scala, e mia madre a fare marmellate.

Per il resto, questa cheesecake è un massiccio tripudio di latticini: la ricotta, il mascarpone, il formaggio Philadelphia, la panna fresca, il burro fuso nei biscotti della base. È una torta adatta a chi gode di digestioni facili e felici. Prepararla è stato semplice e rasserenante, che è quello di cui ho avuto più bisogno in questo mese. Caramellare le noci, poi, è un gesto calmante, genera lentamente un profumo che sa di casa, di nonne, di cose semplici.

L’ho condivisa con le mie persone preferite: mio marito, i miei genitori, alcuni dei miei amici più cari.

La ricetta, l’ho trovata su ricettedalmondo.it.

8. Curiosità

Notable Novels Collage Kit di Pop Chart

Una collezione di 70 cartoline con le copertine dei “romanzi fondamentali”, da attaccare alla parete, da incorniciare, da spedire.

Ce la farò ad aspettare Natale per regalarmela?

9. La parola del mese

Lunare

lu-nà-re

Significato: Proprio della luna, relativo alla luna; che ha caratteri simili a quelli della luna, specie nel senso del lividamente luminoso, del pallido, del desolato, dell’etereo; alieno, fantasioso, di un altro mondo.

Etimologia: da luna, uguale in latino, da una radice indoeuropea col significato di ‘luminoso, brillante’, da cui lo stesso lux ‘luce’.

Esempio: «La sua è una bellezza lunare.»

«Anche le parole più vecchie e stabili, che si fondano su riferimenti eterni e immutabili, possono innovarsi. Il sole è probabilmente la cosa più vecchia che possiamo percepire nelle nostre giornate, eppure il ‘solare’ nel senso di ‘gioioso, radioso’ (quello di «Sono un ragazzo solare») è nientemeno che novecentesco. E anche per quanto riguarda la luna, la grande vecchia delle nostre notti (con lo sfondo universale e primigenio degli altri astri), certi sensi estesi e figurati si sono aggiunti col tempo. Alcuni sono nientemeno che di moda.

[…]

Senza dubbio il tratto più evidente della luna è il suo colore, il modo che ha di essere insieme brillante e bianca, e vagamente irreale. Perciò parliamo del pallore lunare di un viso, perciò parliamo dello splendore lunare di un gioiello argenteo, o della lunare bellezza di una torta glassata a specchio.

Ma questa luce può anche parerci livida, terrea, e condurci in altre direzioni. Come quella di un paesaggio lunare, che si fa alieno se illuminato dal riflesso cereo di luna invece che direttamente dal sole; e magari, avventurandoci su questo altro mondo spettrale, il lunare può riferirsi anche a un certo modo d’essere deserto e alpestre, desolato, che è proprio dei paesaggi lunari — come quando ci ritroviamo nel lunare cantiere, spianato al posto della collina.

[…]

I riferimenti celesti hanno il pregio di essere luoghi comuni: anche nelle loro pieghe più poetiche e retoriche si fondano su caratteri pronti, trasparenti, immediatamente percepibili e condivisi.»

Leggi la parola completa su UPAG – Una Parola Al Giorno, 17 settembre 2022

10. Cose da ricordare

Un fatto utile più a chi scrive che a chi legge: a settembre mi sono iscritta in palestra. E ci sono anche andata. Non mettevo piede in una palestra dal 1999: allora avevo 18 anni e durai appena tre mesi. La palestra non è il mio ambiente, ma si può trovare un modo di starci: con la musica giusta nelle orecchie, a contrastare quella per me inascoltabile che domina la sala degli attrezzi; con un programma di allenamento semplice e sostenibile, fatto per chi, come me, passa troppe ore a lavorare in una brutta posizione alla scrivania; con un istruttore misericordioso che ha la delicatezza di abbassare lo sguardo quando vede il mio congestionato. Per ora, l’obiettivo è arrivare almeno a Natale.

Il punto: muoversi per prendersi cura del corpo trascurato, ma anche muoversi per spostare masse di pensieri inutili e liberarsi di quelli nocivi, o ingombranti. Un energico decluttering che vorrei poter dire integrale, se non fosse che quello digitale per me è ancora lontano.

E adesso, ottobre

Mese dell’accettazione e della pazienza: se a settembre si poteva dire che è davvero faticoso ricominciare (a lavorare, a studiare, a fare tutte le attività dell’anno), a ottobre no, non si può.

Mese di zucche, castagne, mele rosa dei Monti Sibillini, uva, cachi, funghi, patate dolci, di un sacco di cose buone che mi piacciono; mese nel quale tormento Volpini per andare a fare le passeggiate nei boschi e scattare foto al foliage; mese che si chiuderà con una giornata di dolci di Halloween per i bambini del mio palazzo e per tutti i bambini che conosco, a cominciare da mio nipote Gioele (che a ottobre compie un anno e dolci non ne mangia ancora, ma farli lo stesso per i suoi genitori è bellissimo).

zucche

Ancora Pia Pera, su ottobre:

«… ci saranno, in autunno, le foglie col loro incanto. Ma cos’è davvero, l’autunno? Stagione di perdita, o il vero inizio dell’anno?»

[Pia Pera, Apprendista di felicità, Ponte alle Grazie, 2019, p. 131]
canfaito