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Inventario di novembre. L’ineludibile dolore del piriforme

«Per novembre, aspiro solo a rimanere sana, e poco altro»: con questo desiderio avevo concluso l’ultimo inventario, quello di ottobre, che era stato – come ho scritto – un mese di influenze balorde, raffreddori spietati e sinusiti folli, spossatezze estreme, disastri intestinali.

La sera del 31 ottobre mi sono alzata dal divano dopo aver guardato un film e ho sentito un dolore acutissimo sul gluteo sinistro.

Ho scoperto così di avere, più o meno come tutti, un muscolo chiamato “piriforme”. Il piriforme è un muscolo profondo, pericolosamente vicino al nervo sciatico e penosamente situato nella regione dei glutei, a un tiro di schioppo dall’osso sacro. Se il piriforme s’infiamma, inaugura un periodo davvero infelice. Tutta la prima metà di novembre, l’ho passata tra pene indicibili, fisioterapia giornaliera e antidolorifici pesanti. Ed ecco qui il mio mese modesto.

Letture, film, musica, ricette, piccoli rituali domestici e le altre cose belle con cui mi aiuto a vivere non sono comunque mancate. Il piacere di condividerle resta.

Ecco quindi il mio inventario di novembre, appena un po’ sciancato ma vivo.

Indice

  1. Libri
  2. Un film
  3. Una canzone
  4. Un posto bello
  5. Oggetti prediletti
  6. Piccoli rituali domestici
  7. Una ricetta
  8. Curiosità
  9. La parola del mese
  10. Cose da ricordare

1. Libri

Un mese di buone letture.

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Yasmina Reza, Felici i felici

[titolo originale: Heureux les heureux, traduzione dal francese di Maurizia Balmelli, Adelphi, 2017, 8ª ediz., pp. 163]

Una lettura che avevo iniziato qualche anno fa in e-book, ripresa e ricominciata da capo sulla carta.

Danza teatrale di diciotto personaggi sull’orlo di una crisi di nervi. Brillante, spietata.

“Mi avvicino a Odile e dico, a bassa voce, conto fino a tre Odile. Conto fino a tre. Hai capito? E chissà perché, mentre dico questo penso agli Hutner, una coppia di nostri amici, che si sono ripiegati in un desiderio di benessere coniugale, da un po’ hanno cominciato a chiamarsi «tesoro» e dicono frasi del tipo «stasera tesoro facciamoci una buona cenetta». Non so perché mi vengono in mente gli Hutner mentre sono preda di una follia opposta, ma forse non c’è tutta questa differenza tra stasera tesoro facciamoci una buona cenetta e conto fino a tre Odile, in entrambi i casi è una specie di costrizione dell’individuo per riuscire a essere in due, voglio dire non c’è mica più armonia e spontaneità nel tesoro facciamoci una buona cenetta, no, no, né minore è il baratro, …

[da pagina 14]

Una recensione utile: Caterina Bonvicini, Essere felici è un talento, il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2013.


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Annie Ernaux, Gli anni

[titolo originale: Les années, traduzione dal francese di Lorenzo Flabbi, L’orma editore, 2015, XI ristampa, 2022 (I ediz. italiana 2015), pp. 276]

Sì, questione di Nobel. Non avevo mai letto nulla della Ernaux, come del resto di tantissimi altri nomi sfolgoranti – le giornate non sono mai abbastanza rispetto alla lista dei libri da leggere.

La storia privata di una donna, incastonata con perizia nella Storia collettiva e scritta in una lingua piana non priva di eleganza asciutta, sobria. Una scoperta degna.

“Appena rientrati a casa ritrovavamo senza neanche accorgercene la lingua originaria, quella che non obbligava a riflettere su ogni parola ma soltanto sulle cose da dire o non dire, quella collegata ai corpi, agli sberloni, all’odore di candeggina dei grembiuli, delle mele cotte per tutto l’inverno, al rumore dell’urina nel pitale e al russare degli adulti.
La morte delle persone non ci faceva nulla.”

[Da pagina 33]

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Annie Ernaux, Il ragazzo

[titolo originale: Le jeune homme, traduzione dal francese di Lorenzo Flabbi, L’orma editore, 2022, pp. 64]

Un gioiello piccolo e luccicante.

“Un pomeriggio a Capri, davanti allo spettacolo delle ragazze abbronzate che sfilavano sulla piazzetta dove stavamo bevendo un Campari, gli avevo buttato lì: «Ti tenta, la giovinezza?». La sua espressione sorpresa e poi la sua risata sonora mi avevano fatto capire quanto mi sbagliavo. Con quella domanda volevo manifestare la mia comprensione e la mia ampiezza di vedute, non certo conoscere la verità del suo desiderio, di cui avevo avuto prova non più di un’ora prima. Ora, quella domanda non soltanto sottolineava che io, giovane, non lo ero più, ma escludeva anche lui dalla categoria, come se ne fosse stato estromesso per il fatto di stare con me.”

[Dalle pagine 29-30]

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Jackie Polzin, Quattro galline

[titolo originale: Brood, traduzione dall’inglese di Letizia Sacchini, Einaudi, 2022, pp. 200]

La vita, al suo stato primordiale.

Faccio il possibile per evitare che le galline muoiano, ma resta il fatto che sono animali fragili. Le galline non apprezzano in modo tradizionale gli sforzi che dedico alla loro sopravvivenza, però di base non muoiono, che è la forma più primitiva di gratitudine.

[Dalla pagina 46]

2. Un film

Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson (2021)

3. Una canzone

Kate Bush, Wuthering Heights (1978)

Ripescata da un vecchio spot pubblicitario di Antica Gelateria del Corso, da piccola adoravo questa canzone.

4. Un posto bello

Oasi Verde: rifugio per animali tra le colline pescaresi

Oasi Verde è una fattoria didattica tra le colline abruzzesi di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara. Salva, accoglie e si prende cura dei cosidetti animali “da reddito”: cavalli, capre, maiali, pony, asini, galline, tutti lasciati liberi di vivere in pace. Nato nel 2015, col tempo la fattoria è diventata un presidio vegano e antispecista dove animali ed esseri umani riescono a convivere nel reciproco rispetto.

Ho scoperto questo posto meraviglioso grazie a mio fratello e mia cognata, che hanno deciso di festeggiarci il primo compleanno di mio nipote Gioele.

5. Oggetti prediletti

Il mio cuscino con i noccioli di ciliegio

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Credo sia l’oggetto che ho usato di più questo mese.

È uno dei vecchi rimedi della nonna, una casereccia e intramontabile terapia del dolore, la versione a secco della borsa dell’acqua calda. I noccioli delle ciliegie sono minuscole piccole camere d’aria naturali in grado di trattenere e rilasciare a lungo sia il caldo che il freddo.

Il cuscino con i noccioli di ciliegio si può fare facilmente in casa – se si ha la pazienza di mettere da parte chili di noccioli delle ciliegie estive, lavarli, farli asciugare al sole per un paio di giorni, passarli in forno. Altrimenti si trovano in commercio quelli già pronti e confezionati, come il mio.

6. Piccoli rituali domestici

Dormire, dormire, dormire

Poco altro.

7. Una ricetta

Crostata di castagne e cioccolato

È venuta brutta e abbastanza buona. La ricetta l’ho trovata su Giallo Zafferano.

Tante castagne, cioccolato fondente, latte di riso, ricotta, zucchero di canna, uova, burro, farina, e buona disponibilità a ingrassare con gioia.

8. Curiosità

Cosa ci rende felici? Uno studio di Harvard ha trovato la risposta

A partire dal 1938 l’Università di Harvard ha condotto uno studio sulla felicità umana. Per 74 anni il team di Harvard ha raccolto informazioni seguendo 724 persone di diversa estrazione sociale per arrivare, finalmente, a una risposta. Non sarebbero il denaro o i beni di lusso a portare la felicità, ma le relazioni interpersonali. Secondo lo studio infatti, i legami personali creano stimoli emotivi positivi, mentre l’isolamento sarebbe un elemento di disturbo dell’umore.

9. La parola del mese

Avrei tanto voluto scegliere la parola irenico, che ho ricevuto nella newsletter del 16 novembre di Una Parola Al Giorno. Ma è una parola poco adatta al mio novembre senza pace.

Ineludibile

i-ne-lu-dì-bi-le

Significato: Che non può essere eluso.

Etimologia: derivato di eludibile, aggettivo verbale di eludere, con prefisso negativo in-.

Esempio: «Puoi girarci un po’ intorno, ma è un punto ineludibile.»

L’inevitabile ci mette sul tappeto un’immagine chiara: non ti puoi togliere dalla strada di qualcosa. Non ti schivi, non ti scansi: quando arriva, ti prende come un toro alla carica. Una parola potente, ma molto terragna, molto squadernata. L’ineludibile invece ci offre una misura di complessità e sfumature.

L’eludere ci dà una dimensione di gioco. Già in latino è uno scansare che è un po’ un beffare, e richiede scaltrezza più che agilità. Se evito un colpo mi muovo rapidamente, e probabilmente siamo in un ambito concreto; se eludo un colpo ho usato l’astuzia, e forse il colpo stesso è figurato. Per questo l’ineludibile è una parola tanto aggraziata: per il piano su cui si pone, per ciò che prevede.

L’inevitabile fa la previsione di una traiettoria e giudica che non può essere evitata. L’ineludibile invece ha fatto lo sforzo di immaginare le più callide sottigliezze, le ingegnosità più destre e sagaci, e arriva a escludere comunque che queste riescano a eludere qualcosa.
Dipinge in brevi tratti un gran dispiegamento di risorse mentali, una varietà di comportamenti, di mosse possibili: forse provvisoriamente possono dare tempo, ma l’elusione non andrà a buon fine.

Leggi la parola completa su UPAG – Una Parola Al Giorno, 12 novembre 2022

10. Cose da ricordare

L’ineludibile dolore del piriforme. Gli esercizi di ginnastica posturale che dovrei fare. Lo sguardo rassegnato di Emma, la mia fisioterapista.

E adesso, dicembre

Salute, per favore, soltanto salute.