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Inventario di dicembre 2024. Un passo oltre il basito

Su questo blog sono assente da due anni quasi esatti. L’ultimo post è stato l’inventario di gennaio 2023, dove scrivevo di vortici, struggimenti, acquerelli e “capogatti”.

In questi due anni i miei inventari mensili di cose belle sono mancati, perché eventi inattesi e impensabili mi hanno distruatto e tenuto lontana dalle mie attività più piacevoli (e, in generale, dalle cose belle), lasciandomi trasformata e basita. Da uno in particolare di questi eventi è nato un altro blog, assai diverso da Sfogliatine. Scrivere è l’unico gesto che mi viene da fare di fronte agli accadimenti della vita.

Qui è ancora lo spazio libero e personale dove chiacchierare di libri e librerie; di cibo, cucina e ristoranti; di viaggi, gite e posti belli; di casa, slow living e rituali domestici; di scoperte quotidiane ed entusiasmi facili che hanno senso solo se condivisi e propagati.

Ricominciamo. Ecco l’inventario di dicembre 2024.

Indice

  1. Libri
  2. Un film
  3. Una canzone
  4. Un posto bello
  5. Oggetti prediletti
  6. Piccoli rituali domestici
  7. Una ricetta
  8. Curiosità
  9. La parola del mese
  10. Cose da ricordare

1. Libri

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Deborah Levy, Bene immobile

[titolo originale: Real Estate, traduzione di Gioia Guerzoni, NN Editore 2024, pp. 244]

Cos’è una casa. La questione, qua, è sentirsi a casa nella propria vita, più che nella propria dimora.

Terzo e ultimo anno dell’Autobiografia in movimento (i primi due sono Cose che non voglio sapere e Il costo della vita, che non ho letto), in questo memoir Levy mette in discussione il concetto di proprietà e di possesso attraverso l’inventario dei suoi beni, reali e immaginari.

Tanti, e chiaramente inevitabili, i riferimenti letterari: Marguerite Duras, Simone de Beauvoir, George Sand, Adrienne Rich, Virginia Woolf.

Il punto di contatto tra me e il libro: «… anche io stavo cercando una casa in cui poter vivere e lavorare e creare un mondo che mi piacesse,…» (pp. 16-17). Da qui, alcune belle risonanze.


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Han Kang, Convalescenza

[titolo originale: Convalescence – The Fruit of My Woman, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra, Adelphi 2019, pp. 86]

Dopo aver scoperto Han Kang (sì, grazie al Nobel), ho letto il suo romanzo più noto, La vegetariana, che mi è piaciuto molto. Nel secondo racconto di questo breve dittico, Il frutto della mia donna, ho ritrovato il tema vegetale che è poi il nucleo originario de’ La vegetariana: le protagoniste femminili di Han Kang sono creature dolenti che trasmutano, corpi che diventano piante per difendersi dalla violenza insita nel nutrirsi, nel sentire, nel vivere.


Claire Keegan, Piccole cose da nulla

[titolo originale: Small Things Like These, traduzione di Monica Pareschi, Einaudi 2022, pp. 104]

Un piccolo borgo irlandese nei giorni di Natale del 1985. Il commerciante di carbone Bill Furlong, onesto padre di famiglia, figlio di una ragazza madre scampata alla strada, si incontra con la realtà delle case Magdalene (una ferita freschissima nella storia irlandese: l’ultima casa è stata chiusa solo nel 1996).

Una storia minuscola che tocca un tema gigantesco: «[…] si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l’un l’altro». (p. 89).


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Charles Dickens, Canto di Natale

[titolo originale: A Christmas Carol in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas (1st ed. 1843), traduzione di Pierdomenico Baccalario, Einaudi 2020, pp. 192]

La mia rituale rilettura di un classico. Le edizioni italiane sono innumerevoli e alcune molto belle; io ho quella rilegata di Einaudi Ragazzi, pubblicata nel 2020 per i 150 anni dalla scomparsa dell’autore, con le illustrazioni di Mayumi Oono.

2. Un film

Scrooge di Brian Desmond Hurst (UK, 1951)

Film natalizio, anche questo rituale, ma nella versione vintage che preferisco. In questi giorni su Prime Video c’è l’edizione in bianco e nero del 1951, la più nota tra quelle storiche.

Su CinemaTown, una lista di tutti gli adattamenti cinematografici di questo classico di Charles Dickens, e su Wired le 10 versioni fondamentali.

3. Una canzone

Cesária Évora, Tiempo y Silencio

Nulla di natalizio.

Da Capo Verde, una morna: malinconica variazione del fado portoghese e del son cubano, mescolata con le sonorità dell’Africa orientale.

4. Un posto bello

Spazio di Idee Poliedriche dello chef Massimo Polidori

La sera del 17 dicembre dovevo andare a una cena di Natale aziendale, invece mi sono ritrovata a un meraviglioso evento di Team Building a tema culinario organizzato nel laboratorio dello chef Massimo Polidori. Questo posto si trova a Cupra Marittima (AP) e merita di essere conosciuto.

5. Oggetti prediletti

Il metro. Per il motivo indicato subito sotto.

6. Piccoli rituali domestici

Riorganizzare la nuova libreria (e la nuova casa, e la vita)

A fine ottobre ho cambiato casa. Il trasloco è stato sfibrante come lo sono i traslochi importanti e i cambiamenti che spesso ne derivano (o che li hanno causati). Mi sono trasferita in un appartamento più piccolo e non ho avuto pace finché non ho sistemato tutti i miei libri – solo così, per me, un posto qualunque diventa una casa sicura.

Trattandosi di un attico, mi sono ritrovata con una parete molto alta in soggiorno e ho voluto metterne a profitto tutta l’inquietante verticalità, così ho studiato una combinazione piuttosto complessa di robuste mensole Ikea (Bergshult). Dopo essere stati chiusi e umiliati negli scatoloni per un paio di mesi, i miei libri insieme a me hanno trovato una nuova casa appena in tempo per Natale.

[Una chicca che lascio qui come un cioccolatino: per progettare e arredare tutto il soggiorno mi sono affidata alla consulenza della Home Stylist Romina Iagatti, con la quale in passato ho collaborato per il suo blog di Interior Design. Da leggere se si amano l'arredamento e lo slow living.]

7. Una ricetta

Non posso che ripetere i Gingerbread Men

Una tradizione che l’anno scorso si è interrotta e che quest’anno deve ricominciare.

La ricetta è sempre quella di Giallo Zafferano, per me collaudata in almeno otto Natali. La mia aggiunta personale alle spezie: oltre agli immancabili zenzero, cannella, noce moscata e chiodi di garofano, io arricchisco con un pizzico di cardamomo, coriandolo e una manciata di semi di anice.

Non ho nuove ricette da proporre, perché non ho ancora ripreso a sperimentare in cucina come un tempo. Ci vorrà un po’.

8. Curiosità

Cose belle dal mondo per non pensare che va tutto male

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La rubrica Instagram di Lifegate, “Cose belle successe sulla Terra nell’ultima settimana”, è diventata un libro a cura di Camilla Soldati e Matteo Suanno (Rizzoli 2024).

Raccoglie 250 storie di scoperte naturali, esempi virtuosi di biodiversità protetta, di partecipazione ambientale e sociale.

9. La parola del mese

Basito

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Significato: Svenuto; sbalordito, attonito.

Etimologia: attraverso l’ipotetica voce del latino parlato basire, da una radice celtica individuata come ba-, col significato di ‘morire’.

Esempio: «Quando me l’ha detto sono rimasto basito».

Un tonfo. Poi qualcosa che scivola. Silenzio. Basito.
Certi suoni che costituiscono una parola hanno l’articolazione di un’azione drammatica. Magari non sono propriamente parole onomatopeiche, ma a valle si percepisce un’intensa consonanza fra il significato e il suono che veicola.

Il basito è sbalordito. Non siamo davanti a quel senso di forte impressione che lascia instupiditi come lo stupito o lo stupefatto, lo sbigottito, l’intontito, lo sbalordito stesso. Siamo in una zona più vicina al tramortito, all’attonito, all’esanime. Anzi originariamente saremmo un passo oltre, al di là.

Leggi tutta la parola su UPAG – Una Parola Al Giorno, 11 dicembre 2024

10. Cose da ricordare

Di questo mese di dicembre, le 20 mensole Bergshult e le 50 staffe Pershult Ikea fissate alla parete da Antonio di TaskRabbit: una giornata e mezza di lavoro per crivellare con precisione millimetrica il muro portante della mia nuova casa.

Del 2024, tutto l’essenziale che ho perso, costretta dalle trasformazioni della vita.

E adesso

E adesso non lo so. Mi piacerebbe riprendere a tenere questa rubrica degli inventari mensili con la stessa continuità di prima. Non sono sicura di farcela perché non sono sicura di tornare ad avere ogni mese materiali per scrivere (libri letti, soprattutto).

Da gennaio affiancherò alla mia irrequieta attività di copywriter freelance un secondo lavoro più regolare, un part time in un ambiente che mi piace molto e pieno di gente allegra. Cambierà la routine, cambierà il tempo libero a disposizione, cambieranno forse le abitudini. Non cambierà il mio vizio di scrivere, e di scrivere con frequenza indisciplinata.

Sarà un anno più gentile?

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