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Inventario di dicembre. Infine, ammutolire e trasecolare

A dicembre, infine, ho perso la voce.

Sì. Dopo i raffreddori e le sinusiti di ottobre, dopo la sindrome del piriforme di novembre, a dicembre sono rimasta senza parole in gola. Sono stata però anche a Barcellona nei primi giorni del mese, e un fine settimana a Gubbio: una faringite con afonia, potevo aspettarmela. Muta e sciancata, è una sorte tutto sommato nemmeno troppo inaccettabile.

Ecco l’inventario di questo mese.

Indice

  1. Libri
  2. Un film
  3. Una canzone
  4. Un posto bello
  5. Oggetti prediletti
  6. Piccoli rituali domestici
  7. Una ricetta
  8. Curiosità
  9. La parola del mese
  10. Cose da ricordare

1. Libri

Questo mese, solo un paio di romanzi e un brevissimo saggio.

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Cristina Cassar Scalia, La logica della lampara

[Einaudi 2019, pp. 384]

La seconda delle indagini del vicequestore Vanina Guarrasi, palermitana trasferita a Catania. Avevo già letto la prima, Sabbia nera (Einaudi, 2018) e credo che ne leggerò altre. A oggi, i romanzi della serie dovrebbero essere sei, se non sbaglio.

È quel tipo di romanzo poliziesco classico che mi rilassa profondamente, perché canonico, equilibrato, conforme alle poche buone regole del genere: libri così, me li leggo quando ho bisogno di sicurezza, quando piove, quando non sono disposta a farmi turbare.

Sul sito di Einaudi un curioso approfondimento sulla Sicilia di Vanina Guarrasi: una mappa con i luoghi dei delitti, i posti importanti, i ristoranti dove Vanina ama mangiare.


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Mariachiara Montera, Non dipende da te

[Quanti Einaudi 2022, e-book, pp. 55]

Parla della vergogna quando il lavoro non gira per il verso giusto. È un breve – troppo breve – saggio sul lavoro scritto da Mariachiara Montera, una creativa freelance che ammiro molto e che seguo da un po’ di tempo sul suo blog e su Instagram. Mariachiara lavora con le parole come me, ma più di me è brava, esperta, e sa quello che fa. Lavora moltissimo nel settore Food e vi invito a leggere la sua newsletter Conserve.

L’e-book è uscito per Einaudi proprio in questo mese ed è sincero, intelligente, vero. E, naturalmente, scritto come un bellissimo racconto.


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Miriam Toews, I miei piccoli dispiaceri

[titolo originale: All My Puny Sorrows, 2014, traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi 2022, prima Marcos y Marcos 2015, pp. 288]

La verità è che questo libro lo sto ancora leggendo e non sono sicura di finirlo oggi che è il 31 dicembre.

È la storia di Yoli e di Elf, due sorelle cresciute in una rigida comunità mennonita di Manitoba, in Canada. Yoli è la sorella che si accontenta e colleziona piccoli fallimenti esistenziali con la leggerezza di un’ottima perdente. Elf è una pianista di fama internazionale, bellissima, talentuosa e geniale, che vuole soltanto morire. E ci prova con costanza.

Mi sta piacendo molto.

2. Un film

The Lobster di Yorgos Lanthimos (2015)

Ho davvero un debole per film (e romanzi) distopici.

3. Una canzone

Fabrizio Paterlini, Last Christmas (Wham! cover)

4. Un posto bello

Raima

Ho passato a Barcellona i primi cinque giorni di dicembre: potevo perdermi l’opportunità di visitare la cartoleria più grande d’Europa?

«El paper que inspira Barcelona» è il pay-off di Raima, cartoleria inaugurata nel 1986 a Barcellona, in un edificio del XVII secolo in Carrer Comtal 27, in pieno Barrio Gótico. Un paradiso della carta, a cinque piani.

5. Oggetti prediletti

Le piccole felicità: la nuova agenda creativa di elinor marianne

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È la mia piccola sfida quotidiana con me stessa, il piacevole gioco crudele che mi sono regalata per tutto il 2023, io che me la cavo solo con le parole. Disegnare, colorare, ritagliare, incollare, piegare, scegliere immagini e illustrazioni, progettare e visualizzare contenuti visivi nello spazio di una pagina, sono tutte attività che, di solito, mi mandano in crisi, perché pasticcio, imbratto, faccio danni, rovino le cose.

Tutte le creazioni di elinor marianne fanno innamorare chi ama la carta (già in un inventario di agosto avevo parlato di un quaderno e un’agenda).

Le piccole felicità però è una novità, presentata dalla sua autrice a ottobre di quest’anno. C’è anche la versione settimanale, per chi vuole andare più veloce.

Io non so cosa combinerò con questa agenda bellissima, ma in questi ultimi giorni di dicembre ho iniziato la pagina del mio ritratto.

6. Piccoli rituali domestici

Fare i biscotti di Natale per tutti, ovvio

Da qualche anno, a ogni Natale, io faccio biscotti. Ne faccio tanti. Faccio soprattutto i Gingerbread Men, gli omini di pan di zenzero tipici della tradizione anglosassone, di cui adoro il sapore della frolla speziata, la forma giocosa, la consistenza, il profumo, tutto. Ne preparo a chili. Se ho tempo, li decoro con la glassa, altrimenti li lascio nudi e semplici, poi li confeziono con cura e pazienza in belle scatole festose che regalo a familiari e amici.

È un piccolo rito natalizio, un po’ sentimentale, da individuo di profilo medio-basso, a cui mi sono affezionata e ho fatto affezionare la mia gente.

Quest’anno, a dire il vero, non ne avevo molta voglia. Dev’essere per questo, per il poco amore che ci ho messo, che il sapore finale non mi sembrava eccezionale. Ma come si fa ad abbandonare un piccolo rituale domestico?

7. Una ricetta

Gingerbread Men, ovvio anche questo

La ricetta è ogni anno la stessa, quella di Giallo Zafferano, che ormai conosco a memoria e non sbaglio (quasi) mai.

Una nota sulle spezie: oltre agli immancabili zenzero, cannella, noce moscata e chiodi di garofano, io aggiungo un pizzico di cardamomo e una manciata di semi di anice. È il mio tocco personale.

Per decorare gli omini con la glassa, solo l’anno scorso ho trovato i consigli per la ghiaccia reale perfetta: qui.

8. Curiosità

The Book of Leaves: le forme della natura in un corto realizzato con 2400 foglie

La fonte della notizia è un articolo di questo mese su frizzifrizzi.it.

9. La parola del mese

Trasecolare

tra-se-co-là-re (io tra-sè-co-lo)

Significato: Meravigliarsi molto, essere stupefatti.

Etimologia: derivato di secolo ‘mondo’, col prefisso tra- ‘fuori, oltre’.

Esempio: «Quando gliel’ho detto è trasecolato».

Non sono tante le parole che hanno una simile eleganza, che si facciano notare per una simile grazia. Il trasecolare ci fotografa il momento, l’istante preciso di una reazione di sorpresa incredula, trasognata, sgomenta; lo fa presentandoci con poesia profonda un trasalimento eccezionale, ultimo, e ci offre questa presentazione usando una parola che non ci aspettiamo.

Il secolo per noi è comunemente un lasso di tempo di cento anni – ma è molto di più. Il secolo, in una contrapposizione religiosa fra secolo e spirito che è percolata nella lingua intera, è il mondo, la parte terragna del reale. È insieme mondo e tempo, viluppo di mutamenti continui e impermanenza.

[…]

Il prefisso ‘tra-‘ è estremamente potente: ci dà il significato di un ‘passare oltre’ col suono diretto di uno strappo. E il trasecolare ci parla esattamente di questo: dell’attimo in cui la meraviglia, lo stupore ci assalgono in maniera così repentina e travolgente che trapassiamo il pelo del mondo, con uno sbalzo che ce ne proietta fuori — anche se poi tendiamo a ricaderci dentro. C’è il repentino smarrimento del trovarsi in un altro mondo.

Trasecolo quando mi viene data una notizia che non è solo troppo bella per essere vera, ma che è rivoluzionaria, squassante; seguendo la serie, quando finalmente si scopre chi ha ucciso il proprietario della banca trasecolo («Come può essere stata quella tenera vecchietta della vicina di casa?»); e trasecoliamo quando riceviamo il messaggio di una persona che stimiamo enormemente e che vuole proprio noi per il suo prossimo lavoro. In un momento in cui abbiamo un animo disposto, possiamo semplicemente trasecolare davanti ai brandelli di cielo rosso di un tramonto nuvoloso, o trasecolare quando riconosciamo un oggetto o un gesto di una persona che da tanto tempo non è più con noi.

[…]

È una parola con un tempo di esposizione brevissimo, istantaneo, e si allunga in un campo profondamente interiore, in una sensazione che certamente avrà qualche riflesso esterno, ma che è mentale, emozionale, spirituale, in uno scarto subitaneo da montagne russe.

Leggi la parola completa su UPAG – Una Parola Al Giorno, 21 dicembre 2022

10. Cose da ricordare

La paella de marisco che ho mangiato a La Boqueria di Barcellona. Con il riso abbrustolito e scrocchiarello rimasto attaccato sul fondo della padella.

E adesso, gennaio 2023

Che io possa trasecolare soltanto per cose belle.