Classici Disney e fazzoletti d’infanzia
Abbiamo fatto l’abbonamento a Disney Plus.
Finora ci siamo rivisti, in lingua originale, un paio di lungometraggi scelti a caso: “Pomi d’ottone e manici di scopa” e “La Sirenetta”.
Rivedendoli, mi sono commossa come quando ero bambina; ciò mi conferma che, dagli anni ’80 a oggi, non ho compiuto evoluzioni significative.
Peggio: di “Pomi d’ottone e manici di scopa” (Bedknobs and Broomsticks, regia di Robert Stevenson, UK/USA 1971) conservo ancora un grosso fazzoletto di cotone con una stampa ispirata alla scena sott’acqua nell’isola di Naboombu, quando David Tomlinson, Angela Lansbury e the Beautiful Briny Band cantano “The Beautiful Briny“.
Usavo questo fazzoletto da piccola e lo uso ancora oggi, inumidito con acqua e oli essenziali di menta e rosmarino, per rinfrescarmi. Ogni volta che lo lavo e cerco di preservarlo dal logorìo del tempo che passa, mi ricordo della canzone e di una mattina degli anni ’80, quando ottenni il permesso di saltare la scuola e rimanere a casa con una finta febbre. Fu il mio primo incontro con il film.
Classici Disney, e il mio insensato bisogno di fare inventari
Come sempre mi accade quando qualcosa accende la mia curiosità, sono andata a documentarmi.
Mi sono studiata l’elenco completo del canone “Classici Disney”, cioè tutti i lungometraggi d’animazione prodotti da Walt Disney Animation Studios (prima Walt Disney Feature Animation e, prima ancora, Walt Disney Productions).
Sono in tutto, a oggi, 60 lungometraggi, da “Biancaneve e i sette nani” (1937) fino a “Encanto” (2021) e con la rigorosa esclusione dei sequel (come “Il re leone II”) e dei film prodotti in collaborazione con Pixar (come “Toy Story”).
Alcuni classificano e suddividono questi 60 lungometraggi in 9 epoche: Epoca d’oro, Epoca di guerra, Epoca d’argento, Epoca di bronzo, Medioevo, Rinascimento, Epoca sperimentale, Revival e New Era.
La filmografia è stata ufficializzata nel 2008, dopo un sacco di chiacchiere inutili più o meno quanto questa mia presente, e poi celebrata nel 2010 in un video che, con l’obiettivo di promuovere l’uscita di “Rapunzel”, ricordava intanto i primi 50 Classici Disney.
Invece, per chi all’incanto della narrazione preferisce l’infruttuosità della polemica: delle accuse di antisemitismo e razzismo contro Walt Disney, fino alle più recenti follie del ‘politicamente corretto‘ che hanno coinvolto capolavori come “Dumbo” (1941) e “Lilli e il Vagabondo” (1955), in quanto “rappresentazioni culturali obsolete” (quindi praticamente come tutto il cinema del passato e tutta la letteratura del passato e tutta l’arte mondiale del passato), ecco, insomma: di tutto questo mi interessa quel poco che basta all’informazione.
Riguardiamoci i classici Disney, tutti.