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Quel-che-hai: improvvisare con le mele

Avevo delle mele a imbruttire nel cestino. Alcune piccine e rosa, di una piccola coltivazione marchigiana, con una nota di fragola sia nel sapore che nella polpa; altre invece belle grosse, del tipo Ambrosia, con un sentore di miele. Tutte buonissime, e però destinate a rovinarsi presto.

Poi avevo dei vasetti di marmellata di mele cotogne fatta in casa da mia mamma, di cui uno aperto da troppo tempo.

Avevo anche voglia di fare una torta: un dolce burroso di frolla, un po’ farcita di marmellata come una crostata e un po’ ripiena di pezzi di mela come una pie americana.
Uova, farina, burro e zucchero mancano raramente nella mia cucina. E la cannella, poi: che torta di mele sarebbe, senza la cannella?

Ho messo le mani in pasta, per liberare il pensiero da ogni intralcio.

Mentre muovevo le mani e sgomberavo il cuore, mi sono detta: e se al ripieno aggiungessi un po’ della frutta secca che conservo nei miei barattoli di vetro? Ho aggiunto allora una cucchiaiata di uvetta, un pugno di mandorle biologiche e una manciata di mirtilli rossi (i cranberries americani).

Non ho seguito una ricetta: mi sono limitata a pesare farina, zucchero e burro, e ad aggiungere un uovo, tenendo conto solo delle dimensioni dello stampo da 24 centimetri che avrei usato. Mi sono presa il mio tempo e non ho avuto timore di improvvisare.

Ho steso la frolla senza badare troppo allo spessore e ci ho foderato lo stampo lasciando da parte un po’ di pasta per ritagliare le strisce con cui ricoprire.

Poi, senza scrupoli, ho rovesciato dentro tutto quello che avevo radunato e ho ricoperto con ritagli molto grossolani di pasta. Ho spennellato d’uovo e ho messo in forno statico già caldo, credo a 180° per circa 30, o più 40, forse 50 minuti: “a occhio e sentimento”, direbbe mia nonna Agnese.

Questa è la storia della torta Quelchehai.

È buonissima, casereccia, imperfetta, profuma d’infanzia e fa iniziare bene la giornata a colazione. È una creazione istintiva, e per questo non assomiglia a quelle che saranno le sue repliche, perché oggi è venuta così e domani chi lo sa.

Cucinare è più o meno come vivere.