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Inventario di gennaio 2023. Vortici, struggimenti, acquerelli e capogatti

A gennaio, qualcosa è cambiato. La consistenza dell’aria, i tetti delle case che vedo dal mio balcone, il sapore del caffè al mattino, l’appetito e le ore di sonno, i miei occhi e il mio sguardo.

Ecco l’inventario di questo mese, scritto in fretta e con semplicità, più scarno del solito per mancanza d’ingegno, e un po’ reticente per necessità.

Indice

  1. Libri
  2. Un film
  3. Una canzone
  4. Un posto bello
  5. Oggetti prediletti
  6. Piccoli rituali domestici
  7. Una ricetta
  8. Curiosità
  9. La parola del mese
  10. Cose da ricordare

1. Libri

Nessuno, questo mese. Non ho letto nessuno dei libri che avevo intenzione di leggere. Sbalorditivo.

Fiacca, pigrizia, disattenzione, disinteresse. Sfiducia, pure. Questo è stato il mese in cui, nella mia attività prediletta di sempre, non ho trovato niente di quello che ci trovo di solito: piacere, divertimento, sollievo, comprensione, pace, conforto, salvezza. Mi capita quando mi sembra che i libri servano a poco, se non sai cogliere la vita. Succede anche con gli amori migliori: che ti stanchino, che ti deludano, che li si voglia tenere lontani per un po’.

Non importa, i libri non se la prendono, non ci restano male d’essere stati trascurati, dimenticati. Infilata in bella vista fra i tasti una macchina da scrivere Remington Travel-Riter Deluxe degli anni ’70, conservo da tanto tempo una cartolina della casa editrice minimum fax. C’è scritto che i libri se la cavano sempre.

Be, noi invece no.

2. Un film

The Menu di Mark Mylod (2022)

“Sei tra quelli che danno, o tra quelli che prendono?”.

[com’era bello, trovare la felicità in un umile cheeseburger…]

3. Una canzone

Patrick Watson, Je te laisserai des mots

Va bene per struggersi molto, quando in mezzo allo struggimento ci devi passare senza scampo.

Ecco il testo originale, per chi non lo conosce e non ha la voglia di andarselo a cercare:

Je te laisserai des mots
En-dessous de ta porte
En-dessous de les murs qui chantent
Tout près de la place où tes pieds passent
Cachés dans les trous de ton divan
Et quand tu es seule pendant un instant

Ramasse-moi
Quand tu voudras

Embrasse-moi
Quand tu voudras

Ramasse-moi
Quand tu voudras

Credits: Patrick Watson – Lyrics powered by www.musixmatch.com

4. Un posto bello

Non ho visto nessun posto bello a gennaio: boschi, montagne, fattorie, librerie, strade, case, musei, botteghe, nessuno dei posti che mi piace scoprire.

A inizio mese, però, ho mangiato del pesce buonissimo alla Cambusa, in compagnia di una delle mie coppie di amici preferite. Il posto non è bello, ma il pesce è memorabile. Vale?

5. Oggetti prediletti

Materiali e strumenti per scrapbooking

Mi sono comprata un piccolo kit per lo scrapbooking: adesivi, ritagli di carta, washi tape, pinzetta, forbici, spatola, raschietto.

Ecco, lo scrapbooking è una nuova passione trovata per caso, come tante. Mio marito direbbe: «Vediamo quanto dura pure questa». E avrebbe ragione, come quasi sempre.

6. Piccoli rituali domestici

Una pagina al giorno dell’agenda Le piccola felicità

Dell’agenda creativa di Elinor Marianne ho scritto nell’inventario del mese scorso.

Ho iniziato a fare questa cosa. Dal 1° gennaio, ogni giorno, trovo una mezz’ora per dare valore alla mia giornata, fissandola sulla carta. Scrivo, ritaglio e incollo, coloro come fanno i bambini, tento perfino di usare gli acquerelli – combinando naturalmente un disastro, ma in fondo è solo gennaio e i mesi dell’anno sono dodici: potrei imparare qualcosa. È un’attività creativa che mi porta fuori dalla mia abituale zona di comfort (la scrittura: le parole e basta), mi rilassa, mi diverte anche, mi aiuta a ricordare ogni mio giorno ricorrendo a ogni mezzo.

Si può vedere qualcos’altro scorrendo tra le mie stories in evidenza su Instagram, nella raccolta “rallentare“.

L’idea è che, alla fine dell’anno, sfogliando l’agenda, io possa avere un’istantanea di ogni singolo giorno vissuto nel 2023. A che serve? A niente, per questo è bello. È un oggetto, questa agenda, pensato per un pubblico soprattutto femminile. Ma trovatemi un uomo che l’abbia comprata e la stia usando. Voglio conoscerlo e voglio che diventi il mio migliore amico tra tutti gli uomini che sono miei cari amici.

7. Una ricetta

La Sachertorte che non ho fatto

Questo mese avevo in programma di provare a fare la Sachertorte, seguendo la ricetta di Ernst Knam.

Non ho fatto torte, come non ho letto libri. A pensarci bene, non ho proprio cucinato niente, affidandomi a panini, piatti pronti, surgelati, pranzi e cene alla buona preparati da un marito attonito.

8. Curiosità

Acquerello per principianti

A proposito di acquerelli e disastri che non fanno danno:

9. La parola del mese

Capogatto

ca-po-gàt-to

Significato: Capogiro, vertigine; tipo di propaggine che consiste nel piegare a terra un ramo o tralcio per interrarne l’estremità; capostorno, parassitosi animale.

Etimologia: etimo incerto, forse dalla locuzione latina caput captum, ‘capo preso’.

Esempio: «Ho bisogno che stiate un momento in silenzio o mi viene il capogatto.».

… No. Se parliamo di ‘capogatto’ non stiamo parlando di un gatto capo, anche se questa evocazione è inevitabile, e anzi contribuisce al magnetismo del termine.

Si tratta di una parola di bella tradizione popolare, che oggi si presenta senz’altro ricercata.
Il suo primo significato, più versatile e spendibile, è quello di capogiro, di vertigine. Posso parlare di come il gran caldo, o il pranzo esagerato, mi faccia venire il capogatto, la notizia inattesa mi dà un capogatto tale che mi devo sedere, e lo spettacolo è tanto fantasmagorico che un capogatto è inevitabile.

È meno scontato, meno didascalico, onestamente impegnato a dare smalto alla frase. La sua origine è dibattuta, ma c’è una certa convergenza (non dirimente) sull’espressione latina caput captum, ‘preso nella testa’. C’è chi ci ha letto una formazione analoga a quella del ‘mentecatto’, analogamente ‘preso nella mente’, ma è plausibile che ci sia da interporre il passaggio di un altro significato.

Il capogatto infatti è anche un tipo di propaggine. Quando si vuole riprodurre una pianta, spesso si prende un tralcio, si piega in basso e si interra: lì metterà nuove radici. Se ne può interrare un tratto lasciando libera la punta, oppure si può interrare direttamente la punta: quest’ultima sorta di talea è il capogatto — una pratica che dà una ragione estremamente descrittiva del caput captum: un ‘capo preso’ più letterale non si può immaginare. È plausibile che sia questo capogatto, col suo far finire capofitto a terra il tralcio volvente della vite, ad aver originato il capogatto quale vertigine, capogiro.

[…]

Mia nonna, quando ero turbolento, diceva “mi fai venire il capogatto”: mi si proiettava nella mente il profilo di un capitano felino che le pazziava sulla testa — a ben vedere, una rappresentazione concreta piuttosto calzante sul significato astratto.

Continua a leggere la parola su UPAG – Una Parola Al Giorno, 21 gennaio 2023

10. Cose da ricordare

Il piacevole e doloroso capogatto con cui ho iniziato l’anno.

E adesso, febbraio

Febbraio? Sul serio? Che è successo nel frattempo?

Mi stordirò di dolci di Carnevale. Se mi ricordo come si fa a restare bambini, recupererò da un cassetto un vecchio costume di Mary Poppins – senza trascurare neppure l’ombrello con il pappagallo sul manico.

Col cuore, ci faccio i coriandoli. La lucidità, quella, è ridotta a stelle filanti già da un pezzo.